Fortnite fino a 100 ore alla settimana per i dipendenti della compagnia

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Forti accuse travolgono Epic Games, casa produttrice di Unreal Engine e del celebre Battle Royale Fortnite.

Secondo quanto riportato i dipendenti della società sono costretti a turni di lavoro massacranti che arrivano fino a 100 ore settimanali.

Come riporta in traduzione Tomshardware: “Se una versione del gioco viene rilasciata e c’è una reazione negativa, allora qualcuno in cima alla catena di comando dice: ‘Dobbiamo cambiare questa cosa’, e tutti vengono tolti dalle loro occupazioni e messi al lavoro su questa cosa; tutti devono cancellare gli impegni personali poiché dovranno dare tutto quello che hanno fino a quando il lavoro non è finito. Non c’è mai una fine, però. È perfetto per dare supporto alla community e al pubblico, ma c’è sempre un prezzo.

Secondo Poygon gli orari di lavori sono tra le 70 e le 100 ore settimanali.

Turni pesantissimi che il gioco necessita per restare costantemente aggiornato e attuale.

Tutto deve essere fatto immediatamente”, racconta una fonte a Plygon, “Non abbiamo il diritto di prenderci del tempo per noi. Se qualcosa si rompe -un arma, per esempio- allora non possiamo semplicemente disattivarla e correggerla con la patch successiva. Deve essere fatto subito, e nel frattempo stiamo anche lavorando alla patch delle prossima settimana. È brutale.

Un vero e proprio lato oscuro dietro al coloratissimo titolo che continua a macinare milioni di utenti.

Fortnite infatti sembra aver sbaragliato anche la concorrenza di Apex Legends e continua a crescere assicurandosi il successo con l’ennesima collaborazione con l’altro blockbuster Avengers: Endgame che ancora una volta gioca a un corssover col titolo Epic.

Ecco ancora le parole dei dipendenti:

Siamo passati da avere un mese per prepararci, ad avere solo un giorno, alle volte. Molto spesso era obbligatorio rimanere al lavoro fino a quando non era tutto completo, senza ricevere alcun preavviso. Il marketing aveva fatto una promessa, quindi ci veniva detto che dovevamo farlo.

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