Piccole imprese, dalla tecnologia un supporto alla crescita

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Sorpresa: le piccole e medie imprese italiane sono più automatizzate di quelle del resto del mondo, e l’attenzione agli sviluppi della tecnologia si accompagna a un clima di fiducia che sembra decisamente volgere al positivo. Queste sono solo alcune delle tendenze evidenziate dalla indagine “EY Growth Barometer – Italy”, pubblicata sul finire dello scorso anno.

Le pmi italiane puntano sulla tecnologia. Il primo dato che salta agli occhi è quello relativo alla fiducia degli imprenditori italiani sul 2018 appena iniziato: la metà degli intervistati dalla nota compagnia, infatti, ha confessato di prevedere una crescita per il proprio business, in una misura che va dal 6 al 10 per cento. Le leve di questa ripresa sono ben chiare agli stessi protagonisti, che citano nell’ordine nuove tecnologie, innovazione, ricerca, investimento sui talenti aziendali.

I software in azienda. In particolare, è interessare notare la tendenza relativa all’utilizzo della tecnologia in impresa: se era già nota l’influenza dei programmi pensati proprio per i business, come il software gestionale Easyfatt di Danea che risulta il più scelto dalle Pmi italiane, in questi ultimi tempi si stanno diffondendo anche soluzioni ancor più particolari, come il ricorso alla automatizzazione dei processi di fabbrica. 

Processi automatizzati. Proprio nel report EY sull’Italia, infatti, si scopre che le aziende del nostro Paese vantano un primato, con una percentuale pari all’11 per cento di chi ha già adottato l’automazione robotica dei processi, contro una media mondiale che si ferma a una percentuale pari solo al 5 per cento. Secondo l’analisi, questo significa che dopo la crisi economica iniziata nel 2008 anche le realtà più piccole hanno compreso che diventava sempre più necessario aprirsi ad altri mercati, espandersi ed investire all’estero, intraprendendo nuove vie.

Il new deal delle imprese italiane. Lo studio dell’EY Growth Barometer – Italy parla direttamente di “new deal delle aziende italiane 4.0“, e il curatore dell’indagine, Paolo Zocchi (Mediterranean Growth Markets Leader di EY Italia) spiega come le imprese locali “stanno investendo e cercando di trovare nuove vie di sviluppo di tecnologie innovative per essere più competitive“. Un fattore decisamente positivo, perché “secondo noi queste competenze digitali aiuteranno le micro e medie aziende italiane a svilupparsi ed entrare in mercati nuovi”.

Anche i piccoli possono competere. Gli sviluppi tecnologici consentono dunque alle imprese di dimensione piccola di competere nel nuovo contesto globale, perché “cadono le barriere del passato: una volta se eri grande potevi facilmente entrare in mercati lontani, oggi con queste tecnologie anche se sei di media dimensione puoi dire la tua sui mercati internazionali”, come ha concluso Zocchi, sottolineando infine che “le Pmi italiane hanno una percezione maggiore rispetto alle altre aziende nel mondo”.

Tanta fiducia. Una consapevolezza che sembra allargarsi anche alle considerazioni sul proprio percorso: le piccole e medie imprese italiane mostrano fiducia e hanno ambizioni di ulteriore sviluppo, e una quota superiore alla metà del campione (52 per cento, per la precisione) punta in quest’anno a una crescita compresa tra il 6 e il 10 per cento. Un dato che è maggiore rispetto a quello riscontrato nel resto del mondo (dove si ferma al 34 per cento), mentre il 30 per cento delle Pmi prevede un incremento tra lo 0 e il 5 per cento.

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