Il futuro degli umani e del lavoro nell’era delle intelligenze artificiali è una questione che stanno affrontando in tanti, con risultati spesso molto preoccupanti.
Se da un lato c’è la falsa credenza che le AI possano sostituire i mestieri creativi e digitali, la verità è che possono sostituire praticamente ogni lavoro, salvo pochissime attività manuali, ancora poco vantaggiose perché necessiterebbero l’acquisto di robot avanzati.
Il risultato di questo cambiamento potrebbe rendere gli umani obsoleti, o almeno apparentemente tali in diverse mansioni, causando inevitabilmente un collasso economico mondiale.
I pochi mestieri che potrebbero salvarsi hanno poco di che gioire, perché un sistema di iperproduzione può portare solo a una svalutazione totale e all’assenza di clienti.
Ma quindi che fare?
L’ipotesi più probabile è che dopo un momento di euforia possano essere messi dei freni alle AI. Da non escludere anche un senso di disagio che potrebbe portare dopo un periodo di forte utilizzo a tornare di corsa agli umani.
Per quanto riguarda le operazioni di calcolo, i bilanci e mille altre attività impersonali e numeriche, la situazione si fa ancora più complessa e le aziende potrebbero essere forzate a tenere umani per evitare un collasso sociale.
Le ipotesi sono tante, e altrettanto inquietanti. Paragonare l’avvento delle AI alla rivoluzione industriale è banale e sbagliato. Il termine di paragone è quello dell’avvento di una nuova forma di vita ancora, forse, priva di intuizione, ma capace di attingere a buona parte della sapienza umana.
Il futuro non è mai stato così incerto e quella che potenzialmente è una rivoluzione senza precedenti, capace di portare alla singolarità scientifica ormai da decenni anticipata a diventare realtà.
L’impatto non sarà trascurabile e potrebbe cambiare in modo definitivo il mondo, modificandolo sia socialmente che tecnologicamente.
Non possiamo che attendere, mentre le AI avanzate proseguono nel loro percorso di training e sviluppo.