In elettronica e informatica, si indica come Prima Legge di Moore l’enunciato:
La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistori per chip, raddoppia ogni 18 mesi (e quadruplica quindi ogni 3 anni).
La prima legge di Moore non è altro che un’osservazione basata su dati empirici fatta da Gordon Moore, cofondatore di Intel con Robert Noyce: nel 1965, Gordon Moore notò come dal 1959 al 1965 il numero di componenti (e la loro potenza) necessari alla produzione di microprocessori era raddoppiato di anno in anno.
Queste supposizioni di Moore, poi diventate leggi e conosciute come prima e seconda legge di Moore, hanno dato il via all’evoluzione dei microprocessori.
Nel 1965, Moore suppose che di quel passo il numero di transistor nei microprocessori sarebbe raddoppiato ancora di anno in anno. Nel 1975 era ancora esatta e prima della fine del decennio tale periodo passò da uno a due anni, per poi rimanere tale per tutti gli anni ottanta. La legge, fu poi estesa per tutti gli anni novanta e ai nostri giorni essa risulta essere ancora valida, pur essendo stata riformulata alla fine degli anni ottanta ed elaborata nella sua forma definitiva, ovvero che il numero di transistor nei processori raddoppia ogni 18 mesi.
Questa legge è diventata l’unità di misura, nonché obiettivo periodico di tutte le aziende che lavorano nel settore dei microprocessori.
Moore formulò poi una seconda legge:
Il costo di una fabbrica di chip raddoppia da una generazione all’altra.
Tale affermazione, in effetti, ha ragion di essere in base all’osservazione di come cambiano i costi legati alla costruzione delle nuove fabbriche di chip.
Questa legge molto probabilmente cesserà di essere un punto di riferimento dopo il 2020, in quanto già dal 2000 in poi è evidente come le prestazioni dei microprocessori non siano granché migliorate, se non grazie a nuove, rivoluzionarie architetture.