Il futuro oscuro della privacy, parla l’esperto

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Viene definito “l’inverno della privacy” quello che ci aspetta, un’epoca, secondo gli analisti, dove i dati raccolti dai colossi del web verranno utilizzati per manipolare le scelte degli utenti, molto più simili e facili da gestire di quello che pensano.

L’allarme arriva da Menny Barzilay, esperto di sicurezza informatica internazionale e diretto del centro di ricerca sul cyber dell’università di Tel Aviv.

Lo studioso spiega come “manipolazione psicologica” sia già in corso.”Lo abbiamo visto con l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali americane, attraverso molti account falsi su Facebook che hanno distribuito fake news riuscendo a spostare l’elettorato da Clinton a Trump”, racconta Barzilay durante un incontro alla Camera di Commercio di Roma.

Si parla molto dei servizi apparentemente gratuiti, servizi che paghiamo in realtà vendendo tacitamente i nostri dati personali, le nostre abitudini e le informazioni più private come avviene con Facebook – “servizio gratis ma pagato con la nostra privacy”. Queste informazioni che offriamo senza pensarci, permettono di generare algoritmi calcolati su di noi e di creare metodi di plagio ad hoc per ogni utente.

Sotto questo punto di vista il gdrp “è una buona mossa ma manca un aspetto fondamentale: non è questione tanto di dati, quanto di ‘insights'”, ovvero quello che si può ricavare dai dati, informazioni che spaziano dall’orientamento sessuale alle opinioni politiche, passando per possibile scelte, antipatie, gusti sessuali, alimentari e così via.

Con l’ausilio di questi dati: “Facebook può predire quando le persone si lasceranno due giorni prima che accadrà”, seguendo i comportamenti sia online che offline. Una situazione che necessita ovviamente una regolamentazione, ma che purtroppo arriva sotto i riflettori nel momento in cui il danno è fatto.

Dieci anni di social network hanno infatti schedato una enorme fetta di popolazione, assieme ai dati continuamente generati da smartphone e altri device, la nostra privacy è ormai nelle mani delle grandi compagnie, e l’autorizzazione gliela abbiamo data noi.

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