La fine di Windows 7 è sempre più vicina, anche se Microsoft dovrebbe garantire almeno altri 2 anni di supporto, ecco però che, a causa di un bug che l’azienda non riesce a risolvere, alcuni utenti dovranno dire addio al loro sistema operativo ben prima del previsto.
La vicenda ha avuto inizio durante il mese di Marzo, quando a causa di un aggiornamento alcuni computer hanno iniziato a mostrare la famosa e infausta schermata blu della morte.
Stiamo parlando di macchine piuttosto datate, macchine incapaci di supportare le SSE2, introdotte addirittura con il Pentium 4, di conseguenza ci troviamo di fronte a tutta quella produzione pcistica che interessa i processori tra il 1999 e il 2003.
C’è da dire però, che, specialmente in uffici, o semplicemente di fronte a utenti con scarse disponibilità economiche o interesse verso il mondo PC, nel 2018 ci sono ancora molti Pc che montano un Pentium III, un tempo glorioso, con il so Windows 7 che lo rende assolutamente operativo, il tutto fino al fatidico aggiornamento che ha tralasciata una grossa fetta di utenza, distruggendogli il PC.
Dopo numerosi tentativi di correzione, Microsft ha provato il tutto e per tutto fino ad arrendersi clamorosamente davanti al bug, invitando gli utenti a «Aggiornare le macchine con un processore che supporti SSE2, oppure virtualizzare dette macchine».
Una vera beffa per chi sfruttava il suo vecchio pc in tranquillità e una motivazione in più per evitare gli aggiornamenti di Windows di fronte a pc vecchi con vecchi sistemi operativi che funzionano in tranquillità. Questa resa dell’azienda di Redmnd lascia piuttosto perplessi, vedere un colosso del genere arrendersi di fronte a un bug ci fa pensare a cosa potrebbe accadere se un problema del genere si verificasse su processori o GPU più diffusi, magari all’interno dell’eterna diatriba che divide Nvidia da Radeon, o semplicemente su una tipologia particolare di CPU.