YouTube ha rivelato la chiusura di centinaia di canali contenenti migliaia di video sulle manifestazioni ad Honk Hong.
Secondo il canale gestito da Google, i video erano notizie fake che screditavano i manifestanti.
Google sostiene che i video fossero caricati da canali del regime cinese con l’obiettivo di creare un’ondata di notizie false per far cadere l’immagine delle ormai lunghe proteste che stanno creando un vero e proprio problema internazionale.
Shane Huntley, il capo della sicurezza di Google, ha spiegato di aver trovato la fonte della diffusione di questi video e che un’operazione analoga è in corso sia su Facebook che su Twitter.
Ancora una volta gli stati sembrano aver capito l’importanza dei social media, utilizzando fake news e video per spingere la loro versione dei fatti in modo massiccio.
La cosa è stata momentaneamente arginata ma, anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un meccanismo praticamente incontrollabile dove vince chi ha maggiore denaro da investire e che lascia perplessi, soprattutto di fronte alla promessa di sicurezza che era arrivata per la campagna elettorale USA.
Google, con questo gesto, si è poi schierata in modo chiaro in funzione anti-cinese, elemento che rafforza ban e vari atti di protezionismo che arrivano dagli USA.
Ancora una volta la rottura tra i due paesi si fa più forte e singolare.
A Mountain View però non dispiace il denaro delle nazioni di questo tipo.
Mentre Twitter ha annunciato di non accettare più denaro e sponsorizzate da paesi dove i media sono controllati dallo stato, Youtube e in generale Google non farà niente a riguardo.
In poche parole, lo shut down sembra più simbolico che effettivo.
Una nuova campagna sarà sicuramente lanciata con relativi guadagni da parte del colosso del web.
Staremo a vedere se ci saranno risposte allo shut down.
Di sicuro però la crisi tech tra i due paesi è destinata a peggiorare.