Google e Apple si uniscono per creare un’app di tracciamento.
Una mossa che non sorprende e che mostra ancora una volta come, le compagnie tech, siano dedite da anni al tracciamento delle abitudini e degli spostamenti delle persone.
Questa volta si parla di app per prevenire la diffusione del coronavirus, ma i dubbi sono davvero tanti, soprattutto quando si parla di dare nelle mani di aziende come Google, indagate dall’antitrust e da sempre nel mirino dei difensori della privacy, dati sensibili delle persone.
La app di Google e Apple, avrebbe anche delle grosse falle, e potrebbe lasciare due miliardi di persone al di fuori del sistema.
A lanciare l’allarme sono alcuni analisti che spiegano come, la natura stessa dell’applicazione, taglierà fuori tutti coloro che non hanno un device Android o Ios, e anche chi non possiede uno smartphone recente.
Anche al di fuori del discorso privacy, affidare a due compagnie come Apple e Google una questione così delicata, non sembra quindi una buona idea.
Secondo il recente studio, almeno un quarto degli smartphone mondiali, non ha il tipo di chip Bluetooth che serve per il tracciamento.
“Nel complesso circa due miliardi di persone a livello globale non beneficeranno di questa iniziativa”, spiega un membro di Counterpoint Research, Neil Shah, intervistato dal Financial Times.
L’idea della app per tracciare le persone e prevenire la diffusione del coronavirus sembra quindi fare acqua da tutte le parti.
Anche in Italia la questione è molto discussa e, il Premier Conte ha ribadito proprio oggi l’uso solo volontario dell’applicazione che non sarà obbligatoria.
Rimane comunque il problema dei device che avrà valenza anche per Immuni, anche perché non tutte le persone possiedono e utilizzano uno smartphone.
Forse, la strada della app non è la soluzione migliore.
Un apparecchio dedicato, che garantisca privacy e altissimo anonimato, potrebbe essere un prodotto più sensato, magari distribuito dagli stessi paesi e senza la possibilità dell’utilizzo dei dati da parte di terzi.