238 app del Google Play Store si sono rivelate infette.
Le app contenevano al loro interno un adware, che prende il nome di BeiTaPlugin.
L’adware mostrava pubblicità indesiderate apriva annunci a scapito dell’utente.
Ancora una volta la scoperta non arriva da Google, ma da Lookout, una società specializzata.
Google ha rimosso le app infette, si contano però almeno 440 milioni installazioni.
Una vera e propria infestazione di massa quella in corso che, ancora una volta dimostra quanto il Play Store sia diventato fragile nel corso del tempo, o almeno di quanto ce ne siamo resi conto.
Il particolare plugin ha delle particolarità descritte dall’agenzia Lookout: “Mentre la stragrande maggioranza delle applicazioni mobili gratuite monetizza le app tramite SDK o plug-in di annunci, la persistenza degli annunci pubblicitari in questa particolare famiglia e l’impegno degli sviluppatori per nasconderlo rendono BeiTaPlugin preoccupante”.
La creazione di app infette è diventata ormai un business senza confini.
E’ molto probabile che molte di queste siano al momento tra le più scaricate dello store e siano riuscite a nascondere meglio le loro caratteristiche fraudolente.
Inserire un adware o un criptominer all’interno di app di successo permette infatti di ottenere enormi quantità di denaro.
Basti pensare e tradurre in numeri i 440 milioni di download e il numero di add visualizzati con relative tariffe.
Il business degli adware su Google Play è destinato a continuare fino a quando Google non attiverà dei controlli efficaci e misure restrittive per l’inserimento di nuove app.
Uno scivolone per la grande G che, dopo il down dei giorni precedenti potrebbe vedere la sua prima caduta nella storia dell’azienda.
L’immagine di colosso impeccabile e di società dalle capacità senza fine sta infatti diminuendo drasticamente di fronte a scivoloni che non troviamo nemmeno nelle realtà più piccole del web.
Un serie continua di app infette all’interno dello store di un colosso miliardario fa davvero pensare…