I cellulari possono portare al tumore, lo hanno stabilito i giudici della Corte d'Appello di Brescia.
Un uso costante e prolungato nel tempo e se in presenza di altri potenziali elementi cancerogeni può causare gravissimi danni.
Questa convinzione ha, infatti, portato il giudice a condannare l'Inail, condannandola al pagamento di una pensione d'invalidità dell'80%, più arretrati e interessi ad un suo ex-dirigente che ha parlato al telefono, cellulare o DECT, 5-6 ore al giorno per dodici anni (dal 1991 al 2003).
Entrando più nel dettaglio, l'invalidità sarebbe una conseguenza diretta dell'operazione a cui si era sottoposto per la rimozione del tumore (neoplasia al nervo della faccia) causato, in parte, dall’uso del telefono.
Dalle motivazioni della sentenza non viene certificato, in modo assoluto, il legame tra cellulare e malattia, ma la documentazione è stata ritenuta sufficiente per rilevare la concausalità.
La difesa dell'Inail si basava sull'innocuità dei cellulari, ma è stata respinta dalla Corte d’Appello in quanto lo studio su cui si basava, risaleva a prima del 2000, quando questi prodotti erano usati molto meno intensamente.
Tale studio è stato, inoltre, smontato dal professor Levis dell'Università di Padova, che ha fatto notare come gli studi presentati dall'Inail siano, in parte, finanziati dai produttori di cellulari. Un elemento che crea un conflitto d'interessi palese e rendendo lo studio quasi carta straccia.
I cellulari sono un vero rischio per la salute? Fanno venire il cancro al cervello?
Questa sentenza è, senza dubbio, destinata a fare storia, in quanto per la prima volta, in sede legale, si decreta una relazione tra cellulare e malattia. Vi sarà, naturalmente, anche un passaggio in Cassazione, ed è, quindi, presto per trarre conclusioni certe. Tuttavia, vengono alla mente i processi celebrati contro le grandi multinazionali del tabacco, che inziarono proprio quando si dimostrò un legame diretto tra il fumo e il tumore ai polmoni.